Veneto – Disabilità – Progetti per disabili diventano birreria
Ca’ della Robinia, la Regione vuole indietro tutti i soldi
Domenica 31 Maggio 2015 di Paolo Calia (fonte)
Fine della corsa. La Regione vuole indietro i soldi. La bufera scatenatasi sul fondo di rotazione voluto dall’ex assessore al Welfare, Remo Sernagiotto, per finanziare progetti dedicati ai disabili, inizia a produrre qualche conseguenza. La prima vittima è la cooperativa Ca’ della Robinia, dove tutto è cominciato. Aver utilizzato parte dei 3,4 milioni di euro per acquistare un ex discoteca, il Discopalace di Nervesa, con l’idea di trasformarlo in una fattoria didattica per poi invece affittarlo a una catena di birrerie, adesso costerà molto caro. La cooperativa dovrà restituire tutti i soldi che ha ricevuto da Venezia.
Domenico Mantoan, direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione, ha firmato il decreto che non solo revoca i 3,4 milioni ma che chiede anche «di disporre l’adozione di una ogni idonea iniziativa, anche mediante l’assistenza di un legale esterno, finalizzata al recupero immediato delle somme erogate». Ovviamente quei soldi, che la Regione stessa ha deciso di dare a fine dicembre 2011, non ci sono più. Alla cooperativa sono arrivati circa 3,1 milioni di euro, finiti nell’acquisto dell’ex discoteca, nei lavori per metterne a posto una parte poi diventata birreria e infine utilizzati per spese che, secondo i tecnici veneziani, con il progetto iniziate della fattoria didattica poco hanno a che vedere. Alla fine però, l’unico cosa che la Regione riuscirà a ottenere sarà solo la proprietà di un’ex discoteca su cui pende un’ipoteca da 70mila euro, finanziata anch’essa con i fondi regionali.
Ovviamente la partita è ancora tutta da giocare. La presidente Bruna Milanese ha già ammesso davanti alla Guardia di Finanza di aver utilizzato i fondi ricevuti non solo per alimentare il suo progetto ma anche per coprire i debiti. Ha anche però sottolineato di essere stata consigliata e guidata da qualcuno in Regione in questo affare, soprattutto fino a quando si è trattato di acquistare l’ex discoteca. Una volta conclusa la compra-vendita si è ritrovata da sola. E sono cominciati i guai. Adesso è accusata di malversazione – quindi di aver adoperato soldi pubblici per scopi diversi da quelli per cui le erano stati concessi – ma i suoi legali puntano il dito anche verso la Regione. I servizi Sociali impuntano alla cooperativa di aver chiesto finanziamenti non ammissibili. I legali rispondono che però la Regione, nonostante adesso li ritenga inammissibili, nel 2011 li ha concessi. E tirano in ballo l’ombra della Corte dei Conti.
Il decreto firmato da Mantoan però smonta punto per punto tutte le osservazioni difensiva portate da Ca’ della Robinia, anche se fa una piccola ammissione: «L’eventuale responsabilità dei funzionari regionali nell’erogazione effettiva del 90% del finanziamento, non toglie il dato oggettivo che parte del finanziamento è stato erogato in concerto per voci non ammissibili». E tra le voci «non ammissibili» figurano anche «l’acquisto di giocattoli» e di «decorazioni natalizie».
La Regione poi batte molto su un concetto: affittare la parte ristrutturata dell’ex discoteca a una birreria non era minimamente previsto dal progetto. La cooperativa ha però obiettato che la gestione dell’attività commerciale è comunque prevista dal suo Statuto. Osservazione subito affossata: in questo caso non si discute di Statuto ma di un progetto che prevedeva una fattoria didattica dove assumere disabili. Obiettivi mai centrati. E quindi Mantoan osserva: «La condotta della cooperativa integra una illegittima distorsione del finanziamento dalle finalità assegnate e l’utilizzo del finanziamento per attività integralmente privatistiche e utilitaristiche. Come documentato dal fatto che nessuna attività sociale è stata intrapresa nemmeno nella parte di compendio immobiliare già sistemato».
E visto che 3,1 milioni di euro non sono bastati la Regione ritiene che i 300mila euro ancora da dare alla cooperativa, l’ultima rata del finanziamento, non siano sufficienti per avviare il progetto. Da qui la decisione di revocare tutto. E di richiedere la restituzione dell’intero finanziamento.
Corruzione per Ca’ Robinia, l’ex assessore Sernagiotto a processo
Mercoledì 27 Novembre 2019 – Denis Barea (fonte)
Truffa aggravata e corruzione. Sono i reati di cui dovrà rispondere a Treviso l’ex assessore regionale ed europarlamentare Remo Sernagiotto: nei suoi confronti il giudice dell’udienza preliminare Bruno Casciarri ha disposto ieri il rinvio a giudizio per lo scandalo di Ca’ della Robinia. Oltre all’esponente di Fratelli d’Italia, difeso dall’avvocato Fabio Crea, andranno a processo anche l’ex dirigente dei Servizi sociali Mario Modolo (assistito dai penalisti Antonio Franchini e Cristiana Cagnin), l’imprenditore Giancarlo Baldissin (difeso da Massimo Benozzati) e il consulente finanziario Egidio Costa (avvocato Andrea Gobbo). Come Sernagiotto, pure Modolo e Baldissin sono imputati di truffa aggravata e corruzione (e il secondo anche di bancarotta fraudolenta), mentre Costa è accusato di truffa aggravata. Il quinto indagato, Pierino Rebellato, ex consigliere di amministrazione della cooperativa Ca’ della Robinia, comparirà invece domani davanti al gup per la discussione della sua richiesta di patteggiamento.
LA VICENDA
Sarà quindi il dibattimento che andrà ad iniziare il prossimo 14 gennaio a scrivere la storia giudiziaria di quel finanziamento da 3,4 milioni, che sarebbe dovuto servire per realizzare una fattoria didattica a scopo sociale da far sorgere nell’area dell’ex Disco Palace di Nervesa della Battaglia, al tempo di proprietà di Baldissin, mentre finì per finanziare la nascita di una birreria. Al centro della vicenda la società cooperativa Ca’ della Robinia, fondata e gestita da Bruna Milanese e dai figli Selene e Stefano Bailo, usciti dalle indagini dopo aver patteggiato pene comprese tra l’anno e i due anni e quattro mesi di reclusione, per le contestazioni a vario titolo di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata.
Le indagini della Procura di Treviso scattarono nel 2016, quando Ca’ della Robinia fallì. In quel crac gli inquirenti ravvisarono una serie di bancarotte fraudolente la cui genesi svelò la presunta truffa, commessa secondo gli inquirenti nel febbraio del 2012, quando si arrivò alla sottoscrizione di una convenzione tra la neonata società “Ca’ della Robinia cooperativa sociale” e la direzione dei Servizi sociali della Regione. Assessore al Sociale del Veneto era Sernagiotto, mentre Modolo era il direttore. Il progetto approvato dalla giunta prevedeva la realizzazione di una struttura con laboratorio di produzione casearia, una ippovia e alloggi per persone svantaggiate da costruire nell’area in cui sorgeva la discoteca Disco Palace di Nervesa della Battaglia, che nel 2012 apparteneva a Baldissin, imprenditore molto vicino a Sernagiotto ma soprattutto molto indebitato.
L’INCHIESTA
Dalle indagini è emerso che Ca’ della Robinia, al tempo in cui ricevette i soldi, non era neppure una cooperativa sociale e che non avrebbe potuto chiedere quel finanziamento. Nonostante questo, sostiene il pubblico ministero Gabriella Cama che ha coordinato l’inchiesta, la pratica andò avanti grazie a quanto previsto dalla legge regionale numero 8 del settembre del 2011 di cui l’allora assessore Sernagiotto si fece relatore e che prevedeva l’istituzione del fondo di rotazione dei finanziamenti per progetti sociali da estendere anche agli acquisti di immobili.
Per la Procura trevigiana, Sernagiotto avrebbe spinto la Milanese a comperare l’ex discoteca da Baldissin, che intendeva coprire i suoi numerosi buchi finanziari e che avrebbe poi versato a Sernagiotto e Modolo una presunta tangente da 63.680 euro sotto forma di due assegni, datati il primo 4 dicembre 2012 e il secondo 18 gennaio 2013, intestati alla società “Immobiliare L’Airone Blu s.r.l.”, che gestiva i locali utilizzati da Sernagiotto per riunioni del suo cenacolo di sostenitori politici locali. «Sono sempre stato un uomo delle istituzioni – ha commentato ieri l’ex eurodeputato – e ora a processo potrò dimostrare la mia innocenza e soprattutto di non aver mai tradito le mie responsabilità di amministratore pubblico».
Ca’ della Robinia: 10 anni di condanne, per Sernagiotto reato estinto per morte. L’avvocato puntava all’assoluzione
Mercoledì 27 Settembre 2023 di Maria Elena Pattaro (fonte)
Dieci anni e sei mesi per lo scandalo di Ca’ della Robinia. È l’ammontare complessivo delle condanne con cui ieri, 26 settembre, è calato il sipario sul processo di primo grado alla “finta” cooperativa sociale che avrebbe beneficiato di 3 milioni di euro di finanziamenti regionali. Quattro anni di carcere per corruzione a Mario Modolo, all’epoca dirigente dei servizi sociali (difeso dall’avvocato Cristina Cagnin); 3 anni e sei mesi per corruzione e bancarotta a Giancarlo Baldissin (avvocato Massimo Benozzati), l’ex proprietario del Disco Palace che avrebbe venduto l’immobile a un prezzo gonfiato; 3 anni per bancarotta a Pierino Rebellato, consigliere della cooperativa. Prescrizione invece per il consulente finanziario Egidio Costa e non luogo a procedere per morte dell’imputato nei confronti di Remo Sernagiotto, l’ex assessore regionale di Forza Italia. Il suo legale, l’avvocato Fabio Crea, aveva chiesto invece l’assoluzione dopo essere rimasto come parte nel processo proprio per dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati all’ex eurodeputato. «Aspettiamo di leggere le motivazioni (deposito a 90 giorni, ndr) – afferma il legale -. Dobbiamo capire se il giudice è entrato o meno nel merito».
Modolo e Baldissin sono stati condannati a ripagare la somma della corruzione, ovvero 63.800 euro. Il risarcimento per la Regione Veneto, costituitasi come parte civile, verrà invece quantificato in un distinto procedimenti civile. Il Collegio del tribunale di Treviso – presieduto dal giudice Umberto Donà e con giudici a latere Alberto Fraccalvieri e Carlotta Brusegan – ha inflitto pene inferiori a quelle richieste dal pm Gabriella Cama, titolare del fascicolo. Il pubblico ministero aveva chiesto nel complesso 13 anni di carcere per i tre imputati poi condannati. Dal procedimento erano già usciti, grazie a un patteggiamento, la presidente della cooperativa Bruna Milanese (per lei era stata applicata una pena di 2 anni e 4 mesi), i figli Stefano e Selene Bailo (rispettivamente 1 anno e 8 mesi e 2 anni) e l’ex consigliere Roberto Ferro (1 anno e 6 mesi).
IL CASO
I fatti contestati risalgono al 2012, quando la cooperativa Ca’ della Robinia aveva ricevuto un finanziamento regionale di 3 milioni e mezzo di euro per realizzare nell’ex Disco Palace di Nervesa della Battaglia una fattoria didattica per dare lavoro ai disabili. Lo stabile venne però trasformato in una birreria, attraverso una «indebita erogazione di denaro pubblico». Per la Procura la costituzione della cooperativa era stata creata ad hoc per partecipare al bando e ricevere il contributo a tempo di record. Non solo: secondo il pm Cama la coop non poteva nemmeno essere accreditata per le attività di fattoria sociale.
LE INDAGINI
Le indagini scattarono nel 2016, quando Ca’ della Robinia fallì. In quel crac gli inquirenti ravvisarono una serie di bancarotte fraudolente la cui genesi svelò la presunta truffa, commessa secondo gli inquirenti nel febbraio del 2012, quando si arrivò alla sottoscrizione di una convenzione tra la neonata società “Ca’ della Robinia cooperativa sociale” e la direzione dei Servizi sociali della Regione. Assessore al Sociale era Sernagiotto, mentre Modolo era il direttore. Il progetto approvato dalla giunta prevedeva la realizzazione di una struttura con laboratorio di produzione casearia, un’ippovia e alloggi per persone svantaggiate da costruire nell’area in cui sorgeva la discoteca. Dalle indagini è emerso che Ca’ della Robinia, al tempo in cui ricevette i soldi, non era neppure una cooperativa sociale e che non avrebbe potuto chiedere quel finanziamento. Nonostante questo, sostiene la Procura, la pratica andò avanti grazie a quanto previsto dalla legge regionale numero 8 del settembre del 2011, di cui l’allora assessore Sernagiotto si fece relatore e che prevedeva l’istituzione del fondo di rotazione dei finanziamenti per progetti sociali da estendere anche agli acquisti di immobili.