C’è un dibattito politico molto animato, un modo di dire, circa la Fase 2 della gestione del Coronavirus, della vita con il Coronavirus per il nostro paese. Non è un caso se si sta passando da una fase chiamata di “contenimento” del virus, alla “convivenza” con il virus! Non è un caso perché le parole no lo sono mai ed esprimono sensazioni ed emozioni, ma anche intenzioni e programmi. Tutto questo va raccontato e per farlo il nostro paese e tutte le sue componenti hanno bisogno di una nuova narrazione collettiva che si componga delle narrazioni singolari dei soggetti in campo, primi fra tutti le aziende, i lavoratori ed i professionisti.
Vivere ora è Con-Vivere
Se la prima fase è stata quella dello sforzo dei medici e di tutti gli operatori sanitari, cosa che hanno fatto e che continuano a fare egregiamente, adesso è un momento diverso in cui gli attori precedenti in campo devono essere affiancati da altri.
Non sto affatto dicendo che l’emergenza sanitaria è finita, però vediamo, e speriamo che il trend continui, stiamo andando verso una normalizzazione della gestione del Covid 19, naturalmente tutto questo non deve giustificare un abbassamento delle misure anti-contagio necessarie, sarebbe un vanificare gli sforzi fin qui effettuati e quelli ancora necessari. C’è però bisogno di raccontare un Italia, un paese che vuole tornare a “fare”, a “vivere”, meglio a “convivere” con queste difficoltà, come ha fatto in altre occasioni della sua storia.
C’è un proverbio giapponese che dice “Cadi sette volte, rialzati otto”. Un motto che sottolinea quanto nelle filosofie orientali sia importanti il senso del ricominciare.
Non solo lì però. Il grande statista britannico Winston Churchill disse “Le difficoltà superate sono opportunità guadagnate”! Il senso della ripartenza per l’Italia, ho parafrasato il titolo di un noto best-seller di successo Peter Hoeg di qualche tempo fa, sta tutto qui: l’opportunità guadagnata. Molto spesso sia le aziende, sia le persone comuni si trovano di fronte a delle situazioni in cui dovrebbero effettuare dei cambiamenti. Eppure anche se necessari queste azioni vengono rimandate, dilazionate, messe nella lista dei To Do, o dei “Lo faccio dopo” sempre affollato nelle teste delle persone, nei computer o negli smartphone.
Oggi abbiamo l’opportunità di rivedere quei progetti abbozzati, quei “foglietti” che portiamo nelle tasche dei nostri pantaloni o in fondo alle borse, e vedere che possiamo farne qualcosa di nuovo e di buono, che possiamo vedere se possono essere idee da realizzare in questo momento, per questa ripartenza.
L’obiettivo del progetto Corus è quello di costruire un sistema di conoscenza che, a partire da scenari via via sempre più precisi, possa offrire un reale aiuto ai cittadini, ai lavoratori, alle imprese ed istituzioni per un riavvio efficace e sicuro dopo il dramma del coronavirus.
Questo recita una pagina del sito web del progetto Corus di cui mi onoro di far par parte insieme a noti professionisti del panorama nazionale. Un obiettivo a cui mi sento di aderire con le mie capacità professionali ed esperienziali. Non solo. Sento anche di avere la responsabilità di farlo.
Chiunque oggi abbia delle capacità dovrebbe sentirsi chiamato a metterle in comune e rendersi disponibile per capire quali sono le modalità migliori per ricostruire un rapporto di fiducia collettivo nel panorama del lavoro per il sistema-paese Italia. Raccontare la ripartenza significare raccontare l’Italia, raccontare quello che le aziende vogliono per il loro presente e futuro.
Si tratta di costruire un nuovo tessuto sociale di fiducia fra tutti gli attori del mercato, dal produttore al consumatore finale, senza assolutamente tralasciare l’impatto psicologico che questa fase porta con sé.
Affrontare questo momento, capire il profondo carico di umanità di cui è investito ci offre l’opportunità di realizzare qualcosa di diverso ed anche di migliore.
Emergenza e Progetto
Dobbiamo pensare che tutti gli investimenti che faremo da qui in poi, che non vanno intesi solo in senso finanziario, ma anche di tempo e di tutte le risorse che sono in nostro possesso, non saranno qualcosa solo per affrontare l’emergenza.
Dobbiamo avere il coraggio di inserirli in quadro per lo sviluppo del presente e del futuro.
C’è una parola che dobbiamo tornare a riutilizzare in questa emergenza: progetto. Il progetto dispiega le soluzioni ai problemi e alle difficoltà che l’emergenza fa emergere. Progettare significare organizzare tutte le nostre energie e risorse nel tentativo di affrontare l’emergenza per andare oltre. Progettare significa articolare i tentativi.
A conferma di questo voglio citare uno dei più celebri inventori ed industriali della storia, l’uomo che seppe applicare i principi della produzioni di massa ad una invenzione, cioè Thomas Alva Edison, l’uomo che elettrificò l’America. Lui disse: La nostra più grande debolezza sta nel rinunciare. Il modo più sicuro per riuscire è sempre provarci ancora una volta. Progettare ed organizzare le nostre forze e gli sforzi significhi raccontarli attraverso
Rinunciare in questo momento non è possibile, perché ci vedrebbe fallire come professionisti, imprenditori, ma soprattutto come uomini. Non possiamo e soprattutto non vogliamo permetterlo.
Simone Corami per Micilab